Omelia (05-04-2020) dal sito laChiesa.it |
don Roberto Seregni |
Un re crocifisso Carissimi amici, dopo una quaresima davvero indimenticabile, siamo arrivati alla domenica delle Palme. Quest'anno non sventoleremo rami di ulivo, ma le nostre paure e le nostre solitudini; non faremo processioni verso le nostre chiese, ma santificheremo con pazienza e amore i corridoi e le stanze delle nostre case; non potremo riunirci come comunità, ma potremo trasformare le nostre case in chiese domestiche in ascolto della Parola. Quest'anno il Signore ci chiama a una profonda conversione per vivere questa Settimana Santa ?rivestiti di Cristo? (Rm 13,14) in comunione con tutti quelli che stanno lottando, soffrendo e sperando. Vorrei fermare la vostra attenzione sull'iscrizione posta sulla Croce di Gesù:?Costui è Gesù, il re dei Giudei?. È vero: Gesù è re, ma è un re completamente diverso dalle attese dei suoi discepoli. Un re che sorprende. Un re che dobbiamo ancora imparare a conoscere, a amare, a contemplare. É un re che entra a Gerusalemme non con un cocchio regale, ma con un asinello dato in prestito. È un re che tra il tradimento di Giuda e l'annuncio del rinnegamento di Pietro, dona tutto se stesso nel pane spezzato e nel calice della nuova alleanza. É un re che si spoglia delle sue vesti e tra gli sguardi sbigottiti dei presenti si mette in ginocchio e inizia a lavare i piedoni dei dodici discepoli. É un re fragile e indifeso come ogni uomo. É un re solo, abbandonato dai suoi amici. É un re senza trono e senza scettro, nudo e irriconoscibile, appeso ad una croce. É un re che ha bisogno di un cartello per essere riconosciuto. È un re che muore nella piú completa solitudine, come sono morti tutti gli infettati del coronavirus. Questo è senza dubbio uno dei tratti piú misteriosi e stupendi della Croce: Gesù condivide l'abbandono, la solitudine, la povertà e la morte con tutti i crocifissi della storia. Gesù non ci salva dalla morte, ma nella morte, ci salva condividendo radicalmente la nostra povertà e fragilità. Questa è la grandezza dell'amore di Gesù. La sua debolezza è il segno piú luminoso della potenza del suo amore. Un abbraccio don Roberto |