Le otto questioni di Dulcizio di sant'Agostino

Inserito in Preghiere Purgatorio.

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LE OTTO QUESTIONI DI DULCIZIO

Di Sant' Agostino

PREFAZIONE.

Dulcizio, figlio carissimo, non mi sembra di aver tardato a rispondere ai

tuoi interrogativi. Ho ricevuto le tue lettere che mi hai spedito da

Cartagine al tempo di Pasqua, che quest' anno cadeva il  marzo, quand' ero a

casa tra i miei. Dopo quei santi giorni sono partito subito per Cartagine:

in questa città la molteplicità delle occupazioni, che ivi non mancano mai,

non mi ha permesso di dettare alcunché. Ma dopo il mio ritorno, trascorsi

quindici giorni tra i nostri concittadini, che mi spinsero ad occuparmi di

altre questioni trascurate nella mia lunga assenza - infatti sono rientrato

dopo tre mesi -, non ho tralasciato di scriverti e di offrire alle questioni

da te inviate, che erano già state trattate da me in vari opuscoli, una

soluzione o almeno un parere ripreso dagli stessi opuscoli. Solo di una

questione, quella in cui domandi perché il Signore, pienamente consapevole

degli avvenimenti futuri, ha detto: Ho scelto Davide secondo il mio cuore ,

quantunque egli abbia commesso così gravi e numerose mancanze, non ho potuto

trovare né dove l' ho trattata né come l' ho esposta e neppure so se è in

qualche libro o in una mia lettera. Per questo motivo, avendomi costretto ad

una nuova indagine su questo argomento, l' ho messa alla fine dello scritto:

prima ho voluto, infatti, riprodurre ciò che era già preparato negli altri

miei libri, per non venir meno al desiderio della tua Santità, che mi è

tanto cara, e per non essere costretto a ripetere in altro modo le identiche

cose: il che sarebbe a me assai faticoso e a te non gioverebbe affatto.

PRIMA QUESTIONE: I battezzati peccatori saranno liberati dalla geenna?

1. 1. La tua prima domanda è questa: È possibile a coloro che hanno peccato

dopo il battesimo essere liberati una buona volta dall' inferno? Tu dici che

su questo argomento le opinioni sono diverse. Alcuni rispondono che i

tormenti dei peccati sono senza fine, come il premio dei giusti. Essi

vogliono infatti affermare che il castigo è eterno quanto il premio. Ma

contro costoro c' è la parola evangelica che dice: "Non uscirai di là, finché

tu non abbia pagato fino all' ultimo spicciolo ". Ne deriva quindi che,

saldato il debito, possa uscire. Questa, noi crediamo, è anche la sentenza

dell' Apostolo che dice: " Egli si salverà però come attraverso il fuoco " .

Ma poiché altrove si legge: " Egli non l' ha conosciuto prima di partorire "

, tu dici che non si può interpretare così; per questo desideriamo essere

meglio informati su questo punto. Questa è la tua domanda.

La fede senza le opere non giova alla salvezza.

1. 2. Ad essa rispondo con un brano del mio libro La fede e le opere, dove

su questo tema mi sono così espresso: Giacomo, io affermo, è così avverso

nei confronti di quanti presumono che la fede senza le opere valga per

ottenere la salvezza da paragonarli addirittura ai demoni. Dice infatti: "

Tu credi che c' è un solo Dio? Fai bene; anche i demoni lo credono, e tremano

" . Che cosa si sarebbe potuto dire di più vero e in modo più breve ed

incisivo? Anche nel Vangelo infatti leggiamo di questa confessione dei

demoni quando proclamarono Cristo Figlio di Dio e da lui furono rimproverati

, cosa che fu lodata da Pietro nella sua professione di fede. " Fratelli

miei, domanda Giacomo, che giova ad uno dire di aver la fede, se non ha le

opere? Forse che quella fede potrà salvarlo? " ; e ancora: " Perché la fede

senza le opere è morta " . Ecco fino a qual punto dunque s' ingannano quelli

che si ripromettono la vita eterna sul fondamento di una fede morta!

Il testo dell' Apostolo è di difficile interpretazione.

1. 3. Perciò bisogna esaminare con diligenza come interpretare quel passo,

veramente difficile da comprendere, dove l' apostolo Paolo dice: " Nessuno

infatti può porre altro fondamento oltre quello già posto, cioè Gesù Cristo.

Ora, se uno costruisce sopra a questo fondamento con oro, argento e pietre

preziose, oppure con legno, fieno e paglia, l' opera di ciascuno si renderà

manifesta qual è; infatti il giorno del Signore la farà conoscere, poiché si

rivelerà nel fuoco e il fuoco proverà la qualità dell' opera di ciascuno. Se

l' opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà la

ricompensa; ma se l' opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si

salverà, ma come attraverso il fuoco " . Secondo alcuni questo passo deve

essere interpretato come se quelli che sembrano edificare sopra questo

fondamento con oro, argento e pietre preziose sono coloro che, alla fede che

riposa sul Cristo, aggiungono le opere buone; quelli invece che sembrano

edificare con fieno, legno e paglia, sono coloro che, pur avendo la medesima

fede, agiscono male. E ne concludono che anche questi ultimi possono essere

purificati come per mezzo delle pene del fuoco, in modo da ottenere la

salvezza, per merito del fondamento.

È respinta l' opinione di chi ritiene che la fede senza le opere giova alla

salvezza.

1. 4. Se è così, riconosciamo che costoro si adoperano con encomiabile

carità per far ammettere tutti, senza distinzione alcuna, al battesimo: e

non solo gli adùlteri e le adùltere, che portano a pretesto false nozze

contro il giudizio del Signore, ma anche le pubbliche meretrici, che

perseverano in una così turpe professione, quelle che di certo neppure la

più trascurata delle Chiese ha la consuetudine di ammettere, a meno che non

si fossero liberate previamente da quel vizio. Ma, in base a tale criterio,

non vedo proprio perché non dovrebbero essere ammesse senza alcuna riserva:

chi, infatti, non preferisce che anche esse in virtù del fondamento posto,

per quanto vi abbiano ammucchiato sopra legno, fieno e paglia, siano

purificate, magari con un fuoco parecchio più lungo, piuttosto che vadano

perdute in eterno? In tal caso però saranno falsi i testi, esenti da

oscurità e ambiguità, come: " Se possedessi la pienezza della fede così da

trasportare le montagne, ma non avessi la carità, io sono un niente " , e:

" Fratelli miei, che giova ad uno dire di avere la fede se non ha le opere?

Forse che quella fede potrà salvarlo? "  E falso sarà anche quello che

dichiara: " Non fatevi illusioni: né i fornicatori, né gli adoratori di

idoli, né i ladri, né gli avari, né gli adùlteri, né gli effeminati, né i

pederasti, né gli ubriaconi, né i maldicenti, né gli avidi possederanno il

regno di Dio " . E anche quello che dice: " Le opere della carne sono ben

note: fornicazioni, impurità, libertinaggi, piaceri, idolatria, stregonerie,

inimicizie, contese, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze,

orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come ho già detto,

che chi le compie non erediterà il regno di Dio " . Questi testi dunque

saranno falsi, se è sufficiente che credano e che siano battezzati, perché

essi, per quanto perseverino in simili peccati, siano salvati per mezzo del

fuoco. Coloro che sono battezzati in Cristo perciò, anche se commettono tali

colpe, possederanno il regno di Dio. Quindi è detto senza senso: " E tali

eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati " , dal momento che, anche

lavati, restano tali. Sembrerà detto invano anche ciò che è affermato da

Pietro:" Figura, questa, del battesimo, che ora fa salvi anche voi, non

lavando le sozzure del corpo, ma domandando una buona coscienza " , se è

vero che il battesimo fa salvi anche coloro che hanno una coscienza pessima,

piena di tutte le colpe più riprovevoli, e non cambiata dal pentimento per

esse; grazie al fondamento che è posto proprio nel battesimo, essi infatti

saranno salvi, benché attraverso il fuoco. E non vedo neppure perché il

Signore abbia detto: " Se vuoi aver la vita, osserva i comandamenti " - e

ricordò quelli che concernono i buoni costumi -, se è possibile avere la

vita eterna anche senza osservarli, per mezzo della sola fede, la quale "

senza le opere è morta ". Inoltre, come potrà essere vero ciò che dirà a

coloro che collocherà alla propria sinistra: " Andate al fuoco eterno, che è

preparato per il diavolo e per i suoi angeli "? Costoro non li rimprovera

perché non hanno creduto in lui, ma perché non hanno compiuto opere buone.

Evidentemente, proprio perché nessuno si ripromettesse la vita eterna sul

fondamento della fede che, senza le opere, è morta, per questo annunziò la

separazione di tutte le genti che, mescolate, godevano dei medesimi pascoli,

perché apparisse chiaro che a dirgli: " Signore, quando mai ti abbiamo visto

patire questo e quello e non ti abbiamo soccorso? " saranno quelli che

avranno creduto in lui, senza curarsi però di fare opere buone, come se

dalla stessa fede morta si potesse avere la vita eterna. O forse andranno

nel fuoco eterno coloro che non hanno compiuto opere di misericordia, mentre

non ci andranno coloro che rubarono i beni altrui o non ebbero misericordia

verso se stessi, profanando in se stessi il tempio di Dio? Quasi che le

opere di misericordia giovino a qualcosa senza l' amore, quando invece

l' Apostolo dice: " E se anche distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri e

dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, (tutto

questo) non mi giova a nulla " . Oppure quasi che chi non ama se stesso

possa amare il prossimo come se stesso, quando invece: " Chi ama l' iniquità,

odia l' anima sua " . E a questo punto non si potrà dire ciò che alcuni pur

dicono, fuorviando se stessi, cioè che si tratta di un fuoco eterno, ma non

già di una pena eterna; per cui pensano che per il fuoco, che sarà eterno,

passeranno coloro ai quali promettono la salvezza attraverso il fuoco, a

causa della loro fede morta. Di modo che il fuoco in se stesso sarebbe

eterno e non il loro bruciare; ossia l' azione del fuoco su di loro non

sarebbe eterna. Ma il Signore, proprio in quanto tale, prevedendo ciò, ha

concluso le sue parole dicendo: " E se ne andavano, questi al supplizio

eterno, e i giusti alla vita eterna " . Il bruciare, dunque, sarà eterno,

come il fuoco, e la Verità ha detto che vi andranno, come ha dichiarato,

coloro ai quali non è mancata la fede ma le opere buone.

Come si deve interpretare il testo dell' Apostolo.

1. 5. Se, dunque, tutte queste affermazioni ed altre ancora che si possono

trovare in quantità per tutte le Scritture formulate senza ambiguità,

saranno false, allora potrà essere vera quella interpretazione che danno

della legna, del fieno e della paglia, secondo la quale saranno salvi

attraverso il fuoco quelli che si sono limitati a serbare la fede in Cristo

e hanno trascurato le opere buone. Se invece le affermazioni riportate sono

vere oltre che chiare, allora non c' è alcun dubbio che quel passo

dell' Apostolo va interpretato in un altro modo e deve essere posto tra

quelli a proposito dei quali Pietro dice che nei suoi scritti vi sono alcune

cose difficili da comprendere, ma che gli uomini si devono guardare bene

dallo stravolgerne il senso a loro propria rovina, fino al punto di

assicurare, in contrasto con evidentissimi testi delle Scritture, a

individui completamente pervertiti e ostinatamente attaccati alla loro

perversione che otterranno la salvezza, pur restando gli stessi, cioè senza

correggersi e senza fare penitenza.

1. 6. A questo punto qualcuno potrebbe chiedermi quale è la mia opinione sul

passo richiamato dell' apostolo Paolo e come ritenga che debba essere

interpretato. Confesso che sull' argomento preferirei ascoltare esegeti più

penetranti e competenti, capaci di spiegarlo in modo che conservino tutta la

loro verità e incontrovertibilità sia i testi sopra richiamati sia tutti gli

altri non richiamati, con i quali la Scrittura attesta in modo assolutamente

inequivocabile che la fede non giova a niente, se non si tratta di quella "

che", come l' ha definita l' Apostolo " opera per mezzo della carità " ;

invece la fede senza le opere non può salvare né senza il fuoco né per mezzo

del fuoco, perché, se salva attraverso il fuoco, in ogni caso è ancora essa

che salva, mentre è detto in modo assolutamente chiaro: " Che giova ad uno

dire di avere la fede, se non ha le opere? Forse che quella fede potrà

salvarlo? " . Dirò tuttavia, nella forma più breve possibile, anche quale

è la mia opinione su quel passo dell' apostolo Paolo difficile da intendersi;

però, a proposito della mia dichiarazione, si tenga conto soprattutto di

quello che ho già detto, cioè che su questo punto preferirei ascoltare

esegeti migliori di me. Che Cristo sia fondamento rientra nel piano del

sapiente Architetto, e questo non ha bisogno di spiegazione perché è detto

chiaramente: " Nessuno infatti può porre altro fondamento oltre quello già

posto, cioè Gesù Cristo " . Ma se Cristo, senza dubbio la fede in Cristo:

per mezzo della fede, infatti, Cristo abita nei nostri cuori, come dice lo

stesso Apostolo . Inoltre, se la fede in Cristo non può essere che quella

" che ", come l' ha definita l' Apostolo, " opera per mezzo della carità ";

infatti non può essere presa come fondamento la fede dei demoni, benché

anche essi credano e, tremanti, confessino che Gesù è il Figlio di Dio . E

per quale ragione, se non perché non è fede che opera per mezzo dell' amore,

ma fede che si manifesta sotto la pressione del timore? È dunque la fede in

Cristo, la fede della grazia cristiana, cioè la fede che opera per mezzo

dell' amore e che, posta nel fondamento, non permette a nessuno di perdersi.

Ma che cosa significhi edificare su questo fondamento con oro, argento e

pietre preziose, oppure con legno, fieno e paglia, temo che, se cercassi di

approfondirlo, la spiegazione stessa sarebbe piuttosto difficile da

comprendere. Tuttavia, con l' aiuto del Signore, mi sforzerò di esporre in

breve e, per quanto potrò, in modo chiaro quello che penso. Ecco: colui che

chiese al buon maestro che cosa doveva fare di buono per avere la vita

eterna, si sentì rispondere che, se desiderava avere la vita eterna, doveva

osservare i comandamenti; e quando poi domandò quali comandamenti, gli fu

risposto: " Non ucciderai, non commetterai adultèri, non ruberai, non

testimonierai il falso; onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come

te stesso " . Agendo così nella fede di Cristo, senza dubbio avrebbe

posseduto la fede che opera per mezzo della carità: infatti, non avrebbe

potuto amare il prossimo come se stesso, se non dopo aver accolto l' amore di

Dio, senza il quale non avrebbe potuto amare se stesso. Ebbene, se avesse

fatto anche quello che il Signore aggiunse dicendo: " Se vuoi essere

perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro

nel cielo; poi vieni e seguimi " , avrebbe edificato sopra quel fondamento

con oro, argento e pietre preziose; infatti, non avrebbe pensato ad altro

che alle cose che sono di Dio e a come piacergli, e questi pensieri, a mio

avviso, sono oro, argento e pietre preziose. Se invece, per una sorta di

affezione carnale, fosse rimasto attaccato alle sue ricchezze - sebbene ne

facesse materia per elemosine senza ricorrere, per aumentarle, a frodi o

rapine e senza cadere nel vizio o nella colpa per timore di vederle

diminuire o di disperderle (altrimenti già in questo modo si sarebbe

sottratto alla stabilità di quel fondamento) - e se lo avesse fatto, come ho

detto, per una sorta di affezione carnale nei loro confronti, per cui non

potesse esser privo di tali beni senza dolore, avrebbe edificato su quel

fondamento con legno, fieno e paglia. E questo sarebbe accaduto soprattutto

se avesse avuto una moglie e, per causa sua, avesse pensato alle cose del

mondo e a come piacerle. Poiché dunque queste cose, quando sono amate con

attaccamento carnale, non si perdono senza dolore, per questo chi le

possiede, benché abbia a fondamento la fede che opera mossa dalla carità, e

per nessun motivo o cupidigia preferisca ad essa queste cose, tuttavia

soffre un danno allorché le perde e così, attraverso questo dolore che è

come un fuoco, perviene alla salvezza. Dal dolore di così grande danno uno è

tanto più al riparo quanto meno le ha amate oppure le ha possedute come se

non le possedesse . Chi invece o per conservarle o per ottenerle, ha

commesso omicidio, adulterio, fornicazione, idolatria e cose simili, invece

di essere salvato attraverso il fuoco grazie al fondamento, sarà tormentato

col fuoco eterno, avendo perduto il fondamento.

Altro testo dell' Apostolo addotto da chi insegna che la fede senza le opere

salva.

1. 7. Quasi per voler comprovare quanto vale la fede da sola, essi mi

propongono quel passo dove l' Apostolo dice: " Ma se il non credente vuole

separarsi, si separi pure; in tal caso il fratello o la sorella non sono

costretti a servitù " , cioè che, a causa della fede in Cristo, si può

ripudiare senza colpa alcuna la moglie stessa, anche se sposata con

legittime nozze, qualora essa non volesse rimanere con il suo sposo

cristiano, proprio perché è cristiano. Essi però non considerano che il

ripudio è in tal modo pienamente giustificato, nel caso in cui questa dica a

suo marito: " Non sarò tua moglie, se non accumulerai per me ricchezze anche

rubando " oppure " se, anche da cristiano, non continuerai ad esercitare le

solite ruffianerie, per le quali usavi la nostra casa ", e così di qualunque

altro vizio o colpa che conoscesse nel marito, dalla quale era attratta e di

cui saziava la sua libidine o ne ricavava abbondante vitto o si mostrava in

pubblico con più sfarzo. Di fronte a questa dichiarazione della moglie, il

marito, se si è veramente pentito delle opere morte quando si è accostato al

battesimo e ha per suo fondamento la fede che opera per mezzo della carità,

senza dubbio si sentirà più legato all' amore della grazia divina che a

quello del corpo della moglie: per questo amputa coraggiosamente il membro

che gli è di scandalo. Così, il dolore del cuore che sopporterà in questa

rottura, a causa dell' attaccamento carnale alla moglie, è il danno che deve

subire, il fuoco attraverso il quale, mentre il fieno arde, egli si salverà.

Se invece aveva già la moglie come se non l' avesse, rendendole più che non

esigendo il debito coniugale non per passione ma per misericordia,

nell' intento di salvare anche lei, di certo non proverà alcun dolore carnale

quando tale unione si interromperà: in lei, del resto, non pensava che alle

cose di Dio e come potesse piacere a Dio . Così, nella misura in cui

edificava su quei pensieri con oro, argento e pietre preziose, nella stessa

misura non pativa alcun danno e la sua costruzione, che non era fatta con

fieno, non bruciava per nessun incendio.

1. 8. Sia dunque che gli uomini patiscano queste pene soltanto in questa

vita, sia che anche dopo questa vita seguano giudizi di tal genere,

l' interpretazione che propongo di questo passo, per quanto credo, non

contrasta con il criterio della verità Comunque, se ce n' è un' altra che mi

sfugge, va senz' altro preferita; fino a che ci atteniamo a questa, però, non

siamo costretti a dire agli iniqui, agli indocili, agli empi, ai viziosi, ai

parricidi, ai matricidi, agli omicidi, ai fornicatori, agli invertiti, ai

plagiari, agli spergiuri e a quanti altri operino in modo contrario alla

sana dottrina, che concorda con l' annuncio della gloria di Dio beato: " È

sufficiente che crediate in Cristo e che riceviate il sacramento del suo

battesimo, e voi sarete salvi, anche se non cambierete questa vostra pessima

vita" .

Quale fede della Cananea è stata lodata.Il fuoco prova in questa vita

l' opera di ciascuno.

1. 9. Questo non ce lo impone neppure quella donna cananea, per il fatto che

il Signore le concesse ciò che chiedeva, benché prima le avesse detto: " Non

è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini "; perché egli,

che scruta i cuori, la vide cambiata, quando la lodò. E appunto non disse: "

O cane, grande è la tua fede ", ma: " O donna, grande è la tua fede " .

Cambiò vocabolo, perché vide che era mutata la disposizione dell' animo e si

rese conto che il rimprovero aveva dato il suo frutto. Sarebbe invece motivo

di sorpresa se avesse lodato in lei una fede senza le opere, cioè una fede

che non fosse già in condizione di operare per mezzo dalla carità, una fede

morta, che Giacomo, senza il minimo dubbio, ha definito fede propria dei

demoni, non dei cristiani. Da ultimo, se non vogliono intendere che questa

cananea abbia mutato i suoi corrotti costumi, quando Cristo la redarguì con

un atteggiamento di distacco e quindi di biasimo, tutte le volte che

incontreranno persone disposte soltanto a credere, ma non a nascondere la

loro vita assolutamente scandalosa, anzi pronte a renderla deliberatamente

pubblica e a non volerla mutare, risanino i loro figli, se ne sono capaci,

come fu risanata la figlia della donna cananea; si guardino bene tuttavia

dal farne membri di Cristo, fino a che non smettano di essere membri di

meretrice.

Opinione di alcuni: i fedeli battezzati, anche se peccatori, si salvano

attraverso il fuoco.

1. 10. Ugualmente nel libro intitolato: Fede, speranza e carità, che ho

scritto a mio figlio Lorenzo, tuo fratello, ho esposto la mia opinione

sull' argomento con queste parole: Taluni poi credono che riusciranno a

salvarsi, pur attraversando il fuoco, anche quanti non abbandonano il nome

di Cristo, ricevono il lavacro del suo battesimo nella Chiesa, non se ne

separano per qualche scisma o eresia, pur vivendo fra delitti tali, che

nessuna penitenza ripara, né alcuna elemosina riscatta, perseverando anzi in

essi con massima ostinazione fino all' ultimo giorno di questa vita; e questo

anche ammettendo, in rapporto all' entità dei misfatti e dei vizi, una

punizione con un fuoco durevole, ma non eterno. Eppure quanti la pensano

così mi sembra che s' ingannino, pur essendo cattolici, per una certa umana

benevolenza: interpellando la divina Scrittura infatti, si ha una risposta

diversa. Sulla questione comunque ho scritto un libro intitolato: La fede e

le opere, dove, basandomi sulle Sacre Scritture, con l' aiuto di Dio ho

cercato, nei limiti del possibile, di mostrare che la salvezza dipende da

quella fede, indicata dall' apostolo Paolo in modo sufficientemente chiaro

con le parole: " In Cristo Gesù infatti non è la circoncisione che conta, né

la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità " . Se

poi, anziché operare bene, essa opera male, non c' è dubbio, come afferma

l' apostolo Giacomo, che " è morta in se stessa "; egli infatti aggiunge: "

Se qualcuno dice di avere la fede, ma non ha le opere, quella fede forse

potrà salvarlo? "  Se poi un uomo scellerato attraversando il fuoco si

salverà per la sola fede, intendendo così le parole del beato Paolo: "

Tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco " , allora la fede

potrà salvare senza le opere e sarà falso quanto ha detto Giacomo, Apostolo

come lui. Sarà falso allora anche ciò che lo stesso Paolo ha detto: " Non

ingannatevi: né impuri, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né

sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né accaparratori

possederanno il regno di Dio " . Se infatti costoro, perseverando in tali

delitti, tuttavia si salveranno in virtù della fede in Cristo, come potranno

non essere nel regno di Dio?

Il fuoco che, in questa vita, prova il nostro operato.

1. 11. Ma poiché queste testimonianze apostoliche, assolutamente esplicite

ed evidenti, non possono essere false, tutto quel che è stato detto in modo

oscuro a proposito di quanti edificano sopra il fondamento che è Cristo non

con oro, argento e pietre preziose, ma con legno, fieno e paglia (di essi è

stato detto che attraversando il fuoco si salveranno, poiché sarà il valore

del fondamento a non farli perire), si deve intendere in modo da non

contraddire questi testi così espliciti. Ora legno e fieno e paglia possono

essere intesi in modo non arbitrario come una forma di passione per le cose

del mondo, per quanto lecitamente accordate, tale che riesce impossibile

perderle senza che l' anima ne provi dolore. Quando perciò è un dolore di

questo genere che brucia, se Cristo occupa nel cuore il posto di un

fondamento, in modo che, in altri termini, niente gli venga anteposto e

l' uomo, bruciato da tale dolore, preferisca privarsi di queste cose tanto

amate piuttosto che di Cristo, allora egli, attraversando il fuoco, si

salva. Se al contrario, nel tempo della tentazione, ha preferito il possesso

di queste realtà temporali e mondane a Cristo, allora non lo ha avuto come

fondamento, mantenendo quelle cose al primo posto, mentre in un edificio

niente precede le fondamenta. Il fuoco di cui in quel passo ha parlato

l' Apostolo si deve intendere come ciò attraverso cui passano entrambi, cioè

chi costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose e

chi con legno, fieno, paglia. E dopo aver detto questo, egli ha aggiunto: "

Il fuoco proverà la qualità dell' opera di ciascuno. Se l' opera costruita da

qualcuno resisterà, costui ne avrà la ricompensa; ma se l' opera finirà

bruciata, egli ne subirà le conseguenze: tuttavia egli si salverà, però come

attraverso il fuoco " . Dunque il fuoco proverà l' opera di entrambi, non

di uno dei due soltanto.

1. 12. La prova della tribolazione è una specie di fuoco e altrove se ne

parla esplicitamente: " La fornace saggia gli oggetti del vasaio e la prova

della tribolazione gli uomini giusti " . Quel fuoco realizza

temporaneamente in questa vita quel che l' Apostolo ha detto a proposito di

due credenti, uno dei quali pensa " alle cose di Dio, come possa piacere a

Dio ", edifica cioè sopra il fondamento che è Cristo con oro, argento,

pietre preziose, mentre l' altro pensa " alle cose del mondo, come possa

piacere alla moglie " , cioè edifica sopra il medesimo fondamento con

legno, fieno, paglia. L' opera dell' uno non finisce bruciata, poiché non ha

amato cose la cui perdita potrebbe tormentarlo. Finisce bruciata invece

l' opera dell' altro, poiché non è indolore la perdita delle cose possedute

con amore; eppure visto che costui, posto dinanzi all' alternativa,

preferirebbe privarsi di quelle cose piuttosto che di Cristo e che il timore

di perderle non gli fa abbandonare Cristo, benché la perdita non sia

indolore, questi senz' altro si salva, però come attraverso il fuoco, perché

il dolore delle cose perdute e che aveva amato lo brucia, senza però

atterrarlo e distruggerlo, difeso com' è dalla solidità incorruttibile del

fondamento.

Il fuoco purificatore dopo questa vita;

1. 13. Che qualcosa del genere avvenga anche dopo questa vita non è

incredibile, e ci si può domandare se le cose stiano in questi termini, e se

è possibile o meno scoprire che alcuni credenti, attraverso un fuoco

purificatore, si salvino in un tempo più o meno lungo, a seconda che il loro

amore per i beni effimeri sia stato più o meno grande; tuttavia non saranno

come coloro che " non possederanno il regno di Dio " , se dopo un' adeguata

penitenza non vengono loro rimessi i medesimi crimini. Ho parlato di una

penitenza adeguata, perché non siano infruttuosi nelle loro elemosine, alle

quali la Scrittura divina ha attribuito tanta importanza, che il Signore

proclama di ascrivere unicamente il loro frutto a chi sederà alla sua destra

e unicamente la loro sterilità a chi sederà alla sua sinistra, quando agli

uni dirà: " Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno ", mentre

agli altri: " Andate nel fuoco eterno " .

1. 14. Riguardo poi alla parola del Signore: Non uscirai, finché non avrai

pagato l' ultimo spicciolo , non ho avuto bisogno di rispondere perché tu

stesso hai risolto la questione, citando una frase simile del Vangelo: Non

l' ha conosciuta prima di partorire . Invero, senza nasconderti il mio

parere su questo punto, vorrei che ciò fosse possibile; anzi voglio, se è

possibile, essere vinto dalla verità in questa materia. Quando infatti si

dice che, dopo molto tempo, coloro che muoiono nella comunione cattolica,

anche se sono vissuti sino al termine della vita in modo colpevole e

criminoso, saranno infine liberati dalle pene vendicatrici, questo eccita

maggiormente l' affetto che porto a quelli che con noi hanno in comune i

sacramenti del corpo e del sangue di Cristo, quantunque odiamo il loro

pessimo comportamento che non riusciamo a correggere con la disciplina

ecclesiastica né riusciamo ad allontanare dalla mensa del Signore. Ma io

desidero essere vinto dalla verità irresistibile delle Sacre Scritture,

soprattutto le più chiare. Se vi si oppone qualcosa, è assolutamente

impossibile credere o parlare di verità. Prima però di udire o di leggere

qualcosa di simile, ascoltiamo colui che dice: Non illudetevi: né immorali,

né idolatri, eccetera, erediteranno il regno di Dio . Se, infatti, le cose

stanno così, qualunque cosa si dica al contrario, lo stesso Apostolo ci ha

al riguardo e senza dubbio ammoniti a non stravolgere in altro senso il

contenuto delle sue parole, dicendo: Perché, sappiatelo bene, nessun

fornicatore, o impuro, o avaro, cioè idolatra, avrà parte al regno di Cristo

e di Dio. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti . Quando dunque

sentiamo che qualche fornicatore o impuro o avaro si salverà attraverso il

fuoco e avrà parte nel regno di Cristo e di Dio non chiudiamo l' orecchio

davanti all' Apostolo che grida e afferma: Nessun fornicatore, o impuro, o

avaro avrà parte al regno di Cristo e di Dio; e non trascuriamo le parole

che subito aggiunge: Nessuno vi inganni con vani ragionamenti.

SECONDA QUESTIONE. Utilità delle offerte per i defunti.

2. 1. La tua seconda domanda è la seguente: L' offerta fatta per i defunti

apporta qualcosa alle loro anime? È infatti evidente che noi siamo sollevati

o appesantiti dalle nostre azioni. Inoltre leggiamo che negli inferi nessuno

può più lodare il Signore. Al che molti dicono che se là fosse possibile

qualche beneficio dopo la morte, l' anima stessa vi ricercherebbe da sola,

confessando i propri peccati, un refrigerio ben più grande di quello che le

procurerebbe l' offerta altrui.

2. 2. Di questo argomento ho detto qualcosa nel libro che recentemente ho

scritto al santo vescovo Paolino di Nola, che mi aveva domandato se la

sepoltura presso le tombe dei martiri fosse di qualche utilità alle anime

dei defunti. Eccoti quanto di là inserisco in questa lettera. Da molto

tempo, venerabile Paolino, fratello d' episcopato, sono debitore d' una

risposta alla tua santità; da quando mi hai fatto avere un tuo scritto per

mezzo degli uomini della nostra religiosissima figlia Flora, chiedendomi se

a qualcuno può giovare, dopo la morte, che il suo corpo sia sepolto presso

la Memoria di un santo. Questo t' aveva infatti chiesto la ricordata vedova

per suo figlio morto dalle tue parti, e tu le avevi risposto confortandola e

assicurandola che per il corpo del fedele giovane Cinegio era già stato

compiuto il desiderio del pio affetto materno, cioè che fosse posto nella

basilica del beatissimo confessore Felice. In quell' occasione, servendosi

dei latori medesimi della tua lettera, tu scrivesti anche a me, per propormi

la questione e chiedermi con la risposta il mio parere, non senza espormi il

tuo. A te, dici, non è parso vano lo slancio delle anime religiose e fedeli,

che si preoccupano dei loro cari. Non può, aggiungi infatti, essere vana la

consuetudine della Chiesa intera di pregare per i morti: da questo si può

così dedurre che all' uomo dopo la morte giova se la fede dei suoi provvede

per la sepoltura del suo corpo un luogo tale, che già di per sé è una chiara

invocazione del patrocinio dei santi.

2. 3. E tuttavia, pur pensando così, mi confessi che non vedi come non si

opponga a una tale opinione il detto dell' Apostolo: " Tutti infatti dobbiamo

comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la

ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in

male " . Senza dubbio questa frase dell' Apostolo ammonisce a fare prima

della morte ciò che giova dopo la morte e non al momento di ricevere ciò che

uno ha compiuto prima della morte. Ma la questione si può risolvere così:

con un determinato genere di vita, mentre si vive nel corpo, si merita che

tali cose giovino da morti; e dunque i morti traggono giovamento dai

suffragi religiosamente offerti per loro dopo la fine della vita corporale

secondo quanto essi stessi hanno compiuto. Quindi c' è chi dai suffragi non

trae alcun beneficio, sia che vengano offerti per quelli dei quali le colpe

son così gravi che in nessun modo possono essere aiutati dai suffragi, sia

per quelli dei quali i meriti sono così grandi, che non hanno bisogno di

questo aiuto. Dal genere di vita che ciascuno ha condotto nel corpo dipende

dunque l' efficacia o l' inutilità di tutto ciò che si può fare piamente per

lui, dopo che avrà lasciato il corpo. Invano infatti si cerca il merito dopo

questa vita, in ragione del quale i suffragi giovano, se durante questa vita

non ce lo siamo procurato. Perciò non è vano che la Chiesa o la cura dei

congiunti mettano in opera per i morti tutto ciò che la religione può

suggerire; tuttavia ciascuno riceverà la ricompensa di quanto ha compiuto

nel corpo sia in bene che in male, rendendo il Signore a ciascuno secondo le

sue opere. Così ciascuno durante la vita vissuta nel corpo merita che gli

possano giovare i suffragi, applicati per lui dopo la morte del corpo.

Il luogo delle anime prima della risurrezione.

2. 4. Ho detto ancora qualcosa di simile a Lorenzo ed è questo : Il tempo

frapposto tra la morte dell' uomo e la risurrezione finale trattiene le anime

in dimore misteriose, a seconda che ciascuna abbia meritato quiete o

afflizione, in rapporto a quel che ha ottenuto in sorte finché viveva nella

carne. Non si deve nemmeno negare che le anime dei defunti ricevono sollievo

dalla pietà dei propri cari che sono in vita, quando viene offerto per loro

il sacrificio del Mediatore o si fanno elemosine nella Chiesa. Tutto questo

però giova a quanti in vita hanno acquisito meriti che consentissero in

seguito di ricavarne vantaggio. C' è infatti un tipo di condotta non così

buono da non richiedere questi suffragi dopo la morte, né così cattivo da

non ricavarne giovamento dopo la morte; ve n' è poi uno talmente buono da non

richiederne e viceversa uno talmente cattivo da non potersene avvantaggiare,

una volta lasciata questa vita. È in questa vita perciò che si acquista ogni

merito, che consente a ciascuno di ricavarne sollievo o oppressione. Nessuno

però s' illuda di guadagnarsi presso Dio, al momento della morte, quanto ha

trascurato quaggiù. Quindi tutte le pratiche solitamente raccomandate dalla

Chiesa a favore dei defunti non sono contrarie all' affermazione

dell' Apostolo: " Tutti dovremo comparire davanti al tribunale di Dio,

ciascuno per ricevere la ricompensa per quanto ha fatto finché era nel

corpo, sia in bene che in male " ; anche il merito di potersi giovare di

queste cose, infatti, ciascuno se l' è procurato finché viveva nel corpo. Ma

non tutti se ne giovano: e perché mai, se non perché ciascuno ha condotto,

finché era nel corpo, una vita diversa? Ora, dal momento che vengono offerti

sia i sacrifici dell' altare sia di qualunque altra elemosina, essi rendono

grazie per chi è veramente buono; intercedono per chi non è veramente buono;

per chi poi è veramente cattivo, non potendo in alcun modo aiutare i morti,

cercano in qualche modo di consolare i vivi. Per quanti poi se ne giovano,

il giovamento comporta o la piena remissione o almeno la possibilità di una

condanna più tollerabile.

TERZA QUESTIONE: Il Giudizio alla venuta del Signore e i viventi durante la

venuta.

3. 1. La tua terza domanda è la seguente: Bisogna ritenere che il giudizio

avverrà subito alla venuta del Signore o dopo un certo tempo? Poiché

leggiamo, tu affermi, che alla sua venuta " quelli che sono in vita saranno

rapiti sulle nubi incontro a Cristo nell' aria e saranno sempre con il

Signore " . Desidero sapere se il giudizio sarà contemporaneo alla venuta

e se quelli che saranno rapiti sulle nubi non moriranno, a meno che non

dobbiamo considerare la loro trasformazione il sostituto della morte.

3. 2. A questa tua richiesta, con cui domandi se alla venuta del Signore ci

sarà subito il giudizio, ritengo che sia sufficiente la fede del Simbolo,

nel quale professiamo che Cristo verrà alla destra del Padre a giudicare i

vivi e i morti. Poiché questo è lo stesso motivo della sua venuta, che altro

mai farà al momento della venuta se non ciò per cui verrà? Quanto poi a

quelli che saranno rapiti sulle nubi, in una lettera che ho scritto a mio

figlio Mercatore, da voi sicuramente ben conosciuto, che mi aveva consultato

su alcune questioni dei pelagiani, i quali negano che la morte sia

conseguenza del peccato, puoi leggere quanto ho discusso nelle seguenti

parole : L' Apostolo, scrivo, parlando della risurrezione dei morti, dice: "

Noi poi, i viventi, noi che siamo superstiti, saremo portati via assieme a

loro sulle nubi incontro al Signore nell' aria e così saremo sempre col

Signore " ; ora, coloro ai quali accenna qui l' Apostolo sollevano delle

perplessità per se stessi, non a causa di questi nostri avversari. Anche se

coloro di cui parla l' Apostolo, fossero anch' essi destinati a non morire,

non vedo affatto quale argomento loro favorevole potrebbero trarne i nostri

avversari, poiché potremmo rispondere loro ciò che abbiamo detto dei due

Profeti, cioè Enoch ed Elia. Ma per quanto concerne l' espressione paolina

sembra voglia davvero significare che alla fine del mondo, quando apparirà

il Signore e i morti risorgeranno, alcuni passeranno senza morire

all' immortalità, largita a tutti gli altri fedeli servi di Dio, per essere "

portati via con loro ", come dice l' Apostolo," sulle nubi ": e non ho potuto

trovare un senso diverso tutte le volte che ho voluto esaminare queste

parole.

3. 3. Ma su questo punto vorrei consultare piuttosto quelli che sono più

dotti di me per vedere se le parole dell' Apostolo: " Stolto, non vedi che

ciò che semini non germina in vita nuova se prima non muore?" , non siano

rivolte per caso anche a coloro che credono che alcuni passeranno vivificati

alla vita eterna senza dover morire. In qual modo infatti può avverarsi ciò

che si legge in parecchi esemplari, cioè " tutti risorgeremo " , se tutti

non morremo? Poiché non può esservi la risurrezione, se prima non ci sarà la

morte. A dar questo senso alla frase ci costringe l' espressione molto più

facile e chiara, riportata da alcuni altri esemplari e cioè: " noi morremo

tutti ". Anche altri passi come questo della Sacra Scrittura paiono indurci

a credere che nessun uomo potrà giungere all' immortalità se prima non ci

sarà stata la morte. Ecco il passo dell' Apostolo: " Noi poi, i viventi, noi

che ci saremo ancora al tempo della venuta del Signore, non andremo

(incontro a lui) prima di quelli che già si addormentarono ( = morirono),

poiché il Signore stesso ad un cenno di comando, (ossia) con la voce di un

angelo, allo squillo della tromba di Dio, discenderà dal cielo; e prima

risorgeranno quelli che sono morti in Cristo; quindi noi, i vivi superstiti,

saremo portati via insieme con essi sulle nubi (per andare) incontro a

Cristo nell' aria, e così saremo sempre col Signore " . Vorrei, come ho già

detto, consultare su tale passo quelli che sono più dotti di me e, purché

siano capaci di spiegarlo nel senso che tutti gli uomini viventi adesso o

dopo di noi sono destinati a morire, vorrei rettificare la mia opinione

diversa espressa da me una volta su questo argomento. Poiché se insegniamo,

dobbiamo essere anche pronti ad imparare e per certo è meglio che uno sia

raddrizzato da piccolo che spezzato quando non è più flessibile, dal momento

che con i nostri scritti viene esercitata o istruita la nostra o l' altrui

infermità senza però che su di essi voglia fondarsi alcuna canonica

autorità.

3. 4. Se nelle citate parole dell' Apostolo non potrà riscontrarsi alcun

altro senso, e apparirà chiaro ch' egli ha voluto intendere ciò che pare dire

chiaramente il testo preso alla lettera, che cioè alla fine del mondo, alla

venuta del Signore, ci saranno alcuni che si rivestiranno dell' immortalità

senza spogliarsi del corpo, " in modo che la parte mortale sia assorbita

dalla vita " ; se tale è il senso del passo, esso concorderà con la regola

della fede in base alla quale professiamo che il Signore verrà a giudicare i

vivi ed i morti , senza dare a " vivi " il senso di giusti, né a " morti "

quello d' ingiusti, anche se i giusti e gl' ingiusti dovranno essere

giudicati, ma intendendo per " vivi " coloro che il Signore alla sua ultima

venuta troverà ancora in vita e per" morti " coloro che già ne sono usciti.

Se ciò sarà assodato, bisognerà vedere qual senso dare a quest' altra

espressione dell' Apostolo: "Ciò che tu semini, non germina in vita nuova, se

prima non muore" , e a queste altre parole: " risusciteremo tutti ",

oppure: " morremo tutti " , in modo che non contrastino con l' opinione

secondo la quale si crede che alcuni entreranno nella vita eterna anche col

corpo senza provare l' amarezza della morte.

3. 5. Ma qualunque sia dei due il senso più genuino e più chiaro che si

possa scoprire, che cosa può giovare alla causa di costoro, sia che a tutti

venga inflitta la dovuta pena di morte, sia che solo ad alcuni venga

risparmiata siffatta condizione? Poiché è evidente che se non fosse

preceduto il peccato, non ne sarebbe conseguita non soltanto la morte

dell' anima, ma neppure quella del corpo, e che la potenza della grazia è più

mirabile nel risuscitare i giusti dalla morte per l' eterna felicità, che nel

non farli giungere a provare le sofferenze della morte. Bastino queste

osservazioni per rispondere a coloro di cui mi hai scritto, sebbene io pensi

che ormai essi non osano più dire che Adamo sarebbe morto pure col corpo

anche se non avesse peccato.

3. 6. Del resto sarebbe necessario sottoporre a un esame più approfondito la

questione della risurrezione per quanto concerne coloro che si crede non

morranno ma, dalla condizione della presente vita mortale, giungeranno

all' immortalità senza passare attraverso la morte. Se tu hai inteso, se hai

letto o pensato da te stesso, oppure ti capiterà anche in seguito di

sentire, di leggere o pensare qualche soluzione di tale problema chiara e

precisa, scaturita da argomentazioni razionali e complete, ti chiedo per

cortesia di mettermene al corrente. Io infatti - debbo confessarlo alla tua

Carità - preferisco imparare anziché insegnare. A questo siamo esortati

anche dall' apostolo Giacomo che dice: Ognuno sia pronto ad ascoltare ma

tardo a parlare ; ad imparare dobbiamo quindi sentirci attratti dalla

soavità della verità, ma ad insegnare dobbiamo sentirci obbligati solo dalla

necessità della carità. Dobbiamo ad ogni modo augurarci piuttosto che non ci

sia più la necessità che uno insegni qualcosa a un altro, " in modo da avere

tutti per unico maestro Iddio " . Del resto è Dio stesso a istruirci

quando impariamo le massime della vera pietà, anche quando in apparenza ce

le insegna un uomo. Infatti non è nulla né chi pianta né chi innaffia, ma

[è] Dio, che fa crescere . Se quindi Dio non facesse crescere, non

varrebbe nulla che gli Apostoli piantassero e innaffiassero; quanto meno

valgo io o tu, o chiunque altro di questo tempo, quando abbiamo l' aria di

insegnare agli altri!

QUARTA QUESTIONE. La discendenza dei giusti è benedetta.

4. 1. La tua quarta domanda è: Perché Davide ha detto: " Potente sulla terra

sarà la sua stirpe, la discendenza dei giusti sarà benedetta " , quando

sappiamo che i figli dei giusti sono stati e sono maledetti, mentre i figli

degli ingiusti sono stati e sono benedetti?

4. 2. A questa domanda rispondo con l' esposizione dello stesso Salmo che ho

spiegato al popolo : " Beato l' uomo che teme il Signore, egli si delizierà

grandemente nei suoi precetti " . Veda Iddio, egli che è il solo capace di

giudicare con verità e misericordia, i progressi compiuti da questo devoto

nella via dei comandamenti. Dice Giobbe: " La vita dell' uomo sulla terra è

una prova " , e in un altro libro è scritto: " Il corpo corruttibile

appesantisce l' anima, e la dimora di argilla sospinge al basso la mente e i

suoi molti pensieri " . Il nostro giudice, in effetti, è il Signore. Noi

non dobbiamo prematuramente emettere giudizi, ma aspettare che venga il

Signore a illuminare i nascondigli tenebrosi e a rendere manifesti i

pensieri del cuore. " Allora avrà ciascuno da Dio la lode che gli spetta "

. Veda, dunque, Dio i progressi di ciascuno nell' osservanza dei suoi

comandamenti; in essi riponga tutte le sue delizie l' uomo innamorato della

pace proveniente dall' essere nella compagine di quell' edificio. Egli infatti

si delizia grandemente nei precetti del Signore, e " pace è in terra per gli

uomini di buona volontà " .

4. 3. Ecco perché " vigoroso sarà sulla terra il suo seme ". Seme della

messe futura sono le opere di misericordia. Lo attesta l' Apostolo quando

dice: " Non stanchiamoci di compiere il bene, poiché a suo tempo ne

raccoglieremo la messe " . E altrove: " Questo peraltro io vi ricordo: Chi

semina poco raccoglie poco " . In effetti qual potere potrà immaginarsi

superiore a quello che permise a Zaccheo di comprarsi il regno dei cieli con

la distribuzione di metà dei suoi beni , mentre alla vedova bastò

l' erogazione di due spiccioli , sicché alla fine tutt' e due riuscirono

ugualmente a possederlo? Qual vigore più grande che rendere dello stesso

valore, in ordine al regno dei cieli, e il tesoro erogato dal ricco  e il

bicchiere d' acqua fresca dato dal povero?  Ci sono, è vero, persone che si

dedicano alle opere di misericordia con mire terrene, cioè ripromettendosi

dal Signore una ricompensa materiale o intendendo piacere agli uomini; ma "

ad essere benedetta sarà la stirpe degli uomini retti ". Saranno benedette,

cioè, le opere di coloro verso i quali è buono il Dio d' Israele, in quanto

essi sono retti di cuore, e avere un cuore retto significa non resistere a

Dio quando sferza salutarmente e credergli in ciò che promette. Non lo

saranno altrettanto le opere di chi ha vacillante il piede e incerto e

malfermo il passo (come si canta in un altro Salmo), né quelle della gente

che invidia i peccatori vedendone la pace  e teme che siano vane le

proprie opere buone, per il fatto che non ne intravvedono la ricompensa

caduca che si attendevano. L' uomo timorato di Dio, di cui il Salmo mediante

la conversione del cuore si erge a tempio santo di Dio, né aspira a gloria

umana né è avido di ricchezze terrene. Nondimeno nella sua casa ci sono la

gloria e la ricchezza. La sua casa è il cuore e lì dentro egli loda Dio e,

ricco di speranze di vita eterna, vi dimora con maggiori provviste di quante

non ne avrebbe se, pur fra le adulazioni della gente, abitasse in stanze di

marmo con preziosi soffitti, oppresso però dal timore della morte eterna. La

giustizia di un tal pio è stabile in eterno : questa giustizia è la sua

ricchezza e la sua gloria. Al contrario la porpora, il bisso e i lauti

banchetti dell' empio passano nell' istante stesso che si godono e, quando si

sarà arrivati alla fine, non resterà che il gridare di una lingua bruciata

dalle fiamme e desiderosa di una goccia d' acqua che piova dal dito [del

giusto] . Questo è quanto ricordo di aver esposto su questo Salmo e credo

di aver offerto una soluzione abbastanza esauriente alla tua quarta domanda.

Alla quinta domanda da te proposta, ho promesso di rispondere al termine di

tutto.

SESTA QUESTIONE: Samuele è stato realmente evocato dagli inferi dalla

pitonessa?

6. 1. La tua sesta proposizione è: Secondo la storia del libro dei Re la

pitonessa ha evocato dagli inferi proprio il profeta Samuele ?

6. 2. Questo mi ha richiesto tempo fa il vescovo di Milano Simpliciano di

felice memoria. Leggi di seguito cosa gli ho risposto : Ho detto: Mi domandi

ancora se lo spirito immondo, che era nella pitonessa, ha potuto far vedere

Samuele a Saul e parlare con lui . Ma desta maggior meraviglia che Satana

stesso, principe di tutti gli spiriti immondi, abbia potuto parlare con Dio

e chiedere di tentare Giobbe, uomo giustissimo ; anzi chiese di tentare

anche gli Apostoli . Ma forse questo non costituisce un difficile

problema, perché la verità, ovunque presente, parla, per mezzo di qualsiasi

creatura che vuole, a ogni creatura che vuole: pertanto poco importa a chi

parla Dio, ma importa ciò che dice. Anche l' imperatore non parla con molti

innocenti, sulla cui salvezza veglia con cura assidua, mentre parla con

numerosi colpevoli, che comanda di uccidere. Se questo pertanto non fa

problema, non c' è neppure motivo di domandare perché uno spirito immondo

abbia potuto parlare con l' anima di un sant' uomo. Dio creatore e

santificatore è infatti infinitamente superiore a tutti i santi. Se ci turba

l' aver permesso a uno spirito maligno di evocare l' anima di un giusto e

richiamarla, per dire così, dai recessi segreti dei morti, non è ancora più

strano che Satana abbia preso e portato lo stesso Signore sul pinnacolo del

tempio ? Come poi l' abbia fatto, e come è stato possibile evocare anche

Samuele, è ugualmente nascosto. A meno che uno non dica che era più facile

concedere al diavolo il permesso d' impadronirsi a suo piacimento del Signore

e di trasportarlo dove voleva, che richiamare l' anima del defunto Samuele

dal suo riposo. Se questo fatto nel Vangelo non ci sorprende, perché il

Signore, senza alcuna diminuzione della sua potenza e volontà, ha voluto e

permesso che ciò accadesse, come ha sopportato di essere preso, legato,

schernito, crocifisso e ucciso dagli stessi Giudei, quantunque perversi,

impuri e collaboratori del diavolo, allora non è assurdo credere che, a

causa di una disposizione della volontà divina, sia stato permesso, senza

essere forzato né dominato e soggiogato da un potere magico, ma liberamente

e in conformità a una segreta decisione di Dio, che era nascosta a quella

maga e a Saul, che lo spirito del santo profeta acconsentisse ad apparire

agli occhi del re per colpirlo con la sentenza divina. Perché dunque l' anima

di un uomo buono, se viene evocata da uomini che vivono male, dovrebbe

perdere la sua dignità, quando anche coloro che vivono bene si recano

frequentemente dai cattivi, se sono chiamati, e, salvo e difeso il decoro

della loro virtù, compiono con loro ciò che esige il servizio della

giustizia, tenendo conto dei loro difetti secondo l' utilità e la necessità

delle circostanze?

Samuele apparve forse come un fantasma?

6. 3. Di questo fatto si può dare anche un' altra conclusione più facile e

un' interpretazione più semplice, ammettendo che non lo spirito di Samuele

sia stato veramente evocato dal suo riposo, ma un qualche fantasma o

un' illusione immaginaria, frutto di macchinazione diabolica, a cui la

Scrittura dà di conseguenza il nome di Samuele, perché ordinariamente le

immagini sono chiamate con i nomi delle cose che rappresentano. Così tutto

ciò che è disegnato e scolpito in qualche materiale di metallo, di legno o

di qualunque altra cosa atta ad opere di questo genere, e anche ciò che

appare nei sogni e quasi tutte le immagini prendono di solito il nome delle

cose di cui sono immagini. Chi infatti dubita di chiamare uomo il ritratto

di un uomo? Quando vediamo i ritratti di alcuni individui, noi applichiamo

loro senza esitazione i nomi propri; guardando ad esempio un quadro o un

affresco, diciamo: Quello è Cicerone, Sallustio, Achille, Ettore; questo è

il fiume Simeonta, quella è Roma, anche se sono solo immagini dipinte. Di

conseguenza anche le rappresentazioni dei Cherubini, pur essendo potestà

celesti, modellate in metallo, secondo il comando di Dio, sopra l' Arca

dell' Alleanza per simboleggiare una magnifica realtà, sono chiamate

semplicemente Cherubini . Ugualmente chi sogna non dice: Ho visto

l' immagine di Agostino o di Simpliciano, ma: Ho visto Agostino o

Simpliciano; mentre noi non sappiamo cosa ha visto in quel momento: tanto è

vero che non sono gli uomini in persona ma le loro immagini ad apparire.

Anche il Faraone ha detto di aver visto in sogno spighe e vacche , non le

immagini delle spighe e delle vacche. Se dunque consta chiaramente che

queste immagini sono chiamate coi nomi delle cose che rappresentano, non c' è

da meravigliarsi che la Scrittura parli della visione di Samuele, anche se

forse è apparsa la sua immagine, grazie a un artificio di colui che si

maschera da angelo di luce e i suoi ministri da ministri di giustizia .

Come i demoni possono sapere il futuro.

6. 4. Se poi ci sorprende che a Saul siano state predette delle verità da

uno spirito cattivo, può anche sembrare strano che i demoni abbiano

riconosciuto il Cristo , che i Giudei non conoscevano. Quando infatti Dio

vuol far conoscere a qualcuno delle verità riguardanti le realtà temporali e

questa vita mortale, servendosi anche di spiriti abietti e infernali, è

facile e non sconveniente che l' onnipotente e giusto comunichi, mediante

l' occulto apparato dei suoi ministri, qualche potere di divinazione anche

agli spiriti cattivi perché annunzino agli uomini quello che sentono dagli

angeli, al fine di anticipare il castigo di coloro a cui sono predette

queste cose, perché, prevedendo il male che li minaccia, ne soffrano prima

che arrivi. Però essi ascoltano solo ciò che il Signore e moderatore di

tutte le cose comanda o permette. Per questo anche negli Atti degli Apostoli

uno spirito di divinazione rende testimonianza all' apostolo Paolo e

intraprende a fare l' evangelizzatore . Costoro però fanno un miscuglio di

falsità e annunziano il vero, che hanno potuto conoscere, più con

l' intenzione di ingannare che di istruire. E forse proprio per questo,

quando il fantasma di Samuele predisse la morte a Saul, gli disse anche

che sarebbe stato con lui: il che è totalmente falso. Leggiamo infatti nel

Vangelo che, dopo la morte, i buoni sono separati dai cattivi da una grande

distanza, quando il Signore attesta che è stabilito un grande abisso tra

quel ricco superbo, che allora era tormentato nell' inferno, e il mendicante

che giaceva avanti alla sua porta coperto di piaghe e ora stava nel luogo

del riposo. Se poi le parole di Samuele a Saul: " Sarai con me ", non

si riferiscono all' uguaglianza di felicità ma all' identica condizione

mortale, perché entrambi erano uomini ed entrambi potevano morire, e chi già

era morto preannunziava la morte al vivo, la tua Prudenza comprende, per

quanto io ritengo, che il testo in questione, secondo la duplice

interpretazione, ammette una soluzione che non contraddice la fede. A meno

che, con un esame più approfondito e accurato, che sorpassa i limiti delle

mie capacità e del tempo, non si giunga alla certezza che l' anima umana,

dopo essere uscita da questa vita, evocata con formule magiche, possa o meno

comparire agli sguardi dei vivi anche con i lineamenti della fisionomia

corporea, così da essere non solo vista ma anche riconosciuta. E se la cosa

è possibile, forse anche l' anima di un giusto, senza essere costretta da

riti magici ma piegandosi ad ordini segreti della legge suprema, potrebbe

farsi vedere; se invece apparirà chiaramente che la cosa è impossibile, non

si accetterà, nella trattazione e spiegazione di questo testo della

Scrittura, nessuna delle due interpretazioni, ma, respinta la prima, si

riterrà l' apparizione di Samuele un fantasma prodotto da un artificio

diabolico. Ma che questo sia o meno possibile, la malizia e l' attività

molteplice e astuta di Satana a suscitare fantasmi per ingannare i sensi

dell' uomo è sempre vigile; con estrema cautela, per non precludere ricerche

più diligenti, riteniamo tuttavia più probabile, finché non ci sia concesso

di trovare una spiegazione migliore, che quel fatto è opera dell' intervento

funesto di quella maga.

6. 5. Questo è quanto allora ho scritto della pitonessa e di Samuele. Credo

di aver giustamente detto che in questo fatto dobbiamo ritenere che,

mediante l' ufficio ingannatore della pitonessa, sia stata presentata una

falsa immagine di Samuele, senza respingere interpretazioni più accurate.

Una mia ricerca posteriore, allorché ho trovato nel libro dell' Ecclesiastico

dove i Padri sono lodati secondo l' ordine storico, ha concluso che Samuele è

stato lodato per aver profetizzato anche da morto. Ma se si rifiuta

questo libro, che non si trova nel canone degli Ebrei, che cosa diremo di

Mosè che secondo il Deuteronomio è certamente morto e nel Vangelo si

legge che è apparso a dei viventi insieme ad Elia che non è morto?

SETTIMA QUESTIONE: Sara sfugge allo stupro di Abimelech e del Faraone.

7. 1. La tua settima interrogazione è: Cosa si deve rispondere a quanti

affermano che Sara non è sfuggita allo stupro, perché dicono che Abimelech è

stato trattenuto dall' unirsi a lei da un sogno  invece il Faraone si è unito a lei ?

7. 2. Io non so come si possa affermare che il Faraone si è unito a Sara,

quando la Scrittura non ci costringe a crederlo. Infatti l' ha presa

certamente in moglie e Abramo è stato subito colmato a causa sua di molti

donativi degli Egiziani; non è scritto però che il Faraone ha dormito con

lei: Dio non gli ha infatti permesso di farlo, affliggendolo con gravi e

numerosi tormenti. Leggiamo infatti nel Libro di Ester che le donne, che

piacevano ai re in vista del coniugio, non venivano subito conosciute

carnalmente, ma il loro corpo veniva preparato per vari mesi, addirittura

per un anno intero, con profumi, belletti, unguenti, prima di unirsi

fisicamente al re. In questo intervallo di tempo accaddero quindi i fatti

descritti, finché il Faraone pentito e atterrito restituì la donna al marito

. Poiché Abimelech fu impedito da un sogno di unirsi a lei, coloro che

pretendono che Sara non sia sfuggita allo stupro, per questo motivo pensano

che il re non ha potuto sognare se non dopo aver compiuto l' atto carnale.

Come se Dio, passando sotto silenzio il periodo, che ho ricordato prima,

della preparazione fisica delle donne destinate al piacere dei re, non

avesse potuto, prima dell' unione, addormentarlo e avvertirlo in sogno.

Il fatto accaduto in Mauritania Sitifense.

7. 3. Racconterò cosa è accaduto in Mauritania Sitifense. Il Dio dei santi

Patriarchi è anche il nostro stesso Dio. Un giovane catecumeno, Celtizio,

rapì una vedova, che aveva fatto voto di continenza, per sposarla. Prima di

unirsi, oppresso dal sonno e spaventato da un sogno, la consegnò intatta al

vescovo di Setif che l' aveva richiesta con grande forza. Costoro, di cui

parlo, sono ancora in vita. Quegli, dopo il battesimo e convertitosi al

Signore a motivo del prodigio che lo riguardava, è pervenuto all' episcopato

con ammirevole rettitudine; quella permane nella santa vedovanza.

7. 4. Cosa poi ho scritto Contro il manicheo Fausto, che calunniava il

patriarca Abramo per aver venduto la propria moglie a due re, lo mostrano le

seguenti parole : Ma quando egli, io affermo, definisce questo giusto e

sposo fedele il più losco trafficante del suo matrimonio e afferma di aver

venduto, in tempi diversi, la sua sposa Sara a due re, Abimelech e Faraone,

perché ne abusassero, dicendola sorella, Fausto non distingue con bocca

veridica l' onestà dall' infamia, ma volge tutto in crimine con bocca

maledica. Il comportamento di Abramo appare dunque simile al lenocinio, ma

solo a coloro che non sanno distinguere rettamente, alla luce della legge

eterna, le azioni dai peccati; solo a coloro ai quali la fermezza può

sembrare ostinazione, che confondono la virtù della fiducia con il vizio

dell' audacia e allo stesso modo vengono riprovate da coloro, che non vedono

secondo giustizia, tutte le cose che non sembrano compiute secondo

giustizia. Abramo infatti non ha accondisceso al crimine della moglie né ha

venduto il suo adulterio; ma come Sara aveva concesso al marito la sua

schiava non per libidine ma a motivo della figliolanza, senza violare

l' ordine naturale, perché era in suo diritto comandare piuttosto al marito

obbediente che cedere alle lusinghe; così anch' egli si comportò con sua

moglie, sposa casta, a lui unita con cuore puro, del cui animo, dove

risiedeva il pudore, non dubitava affatto: non la chiamò sposa ma sorella

perché dopo essere stato ucciso, non fosse posseduta come schiava da empi

stranieri; era sicuro che il suo Dio non avrebbe permesso che subisse

qualcosa di turpe e delittuoso. La sua fede e la sua speranza non furono

deluse. Il Faraone, atterrito da prodigi e afflitto da molte tribolazioni a

causa di lei, gliela restituì integra e onorata, appena seppe da Dio che era

sua moglie; anche Abimelech, avvertito e istruito in sogno, fece altrettanto.

OTTAVA QUESTIONE. Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.

8. 1. Da ultimo chiedi una spiegazione riguardo allo Spirito di Dio che

aleggiava sulle acque. Tu dici: Alcuni asseriscono che è lo Spirito Santo;

altri invece uno spirito qualsiasi, sotto pretesto che lo storico non poteva

citare insieme il Creatore e le creature né assegnargli un luogo, poiché

egli è interamente dappertutto, con il Padre e il Figlio.

8. 2. Ciò che io intendo su questo argomento lo ricopio in questo opuscolo

dal primo de i dodici libri che ho scritto, per quanto ho potuto, sulla

Genesi, non secondo l' allegoria, ma secondo lo svolgersi dei fatti : In Dio, affermo, è la somma, santa, giusta, benevolenza e uno speciale amore verso le proprie opere non derivante dalla necessità ma dalla sua bontà. Ecco perché la frase della Scrittura: " Dio disse: Vi sia la luce "  è preceduta da quest' altra: " E lo Spirito di Dio si portava sopra le acque ". Col termine acqua la Scrittura ha voluto indicare una di queste due

cose: o l' insieme della materia fisica facendo così vedere ciò di cui son

fatte e formate tutte le cose che noi ormai possiamo distinguere quanto alle

loro specie - la Scrittura chiama acqua la materia, poiché noi vediamo tutte

le cose sulla terra formarsi e crescere, secondo le varie loro specie,

grazie all' elemento umido -, oppure denota una sorta di vita spirituale

indeterminata e, per così dire, allo stato fluido prima di ricevere la forma

col volgersi verso Dio. Di certo però lo Spirito di Dio si portava al di

sopra [della materia], poiché alla buona volontà del Creatore soggiaceva

tutto ciò a cui aveva cominciato a dar forma e perfezione di modo che,

dicendo Dio, mediante il suo Verbo: " Vi sia la luce ", l' essere creato

sarebbe stato permanente, secondo la capacità della sua specie, nel

beneplacito di Dio, sarebbe cioè continuato a piacergli. È quindi buono ciò

ch' è piaciuto a Dio, poiché la Scrittura dice: " E vi fu la luce. E Dio vide

che la luce è buona ". In tal modo la Trinità del Creatore è presentata

proprio all' inizio della creazione appena abbozzata; essa è ricordata con il

termine di cielo e terra in vista di ciò che doveva esser portato a termine

a partire da essa poiché quando la Scrittura dice: " In principio Dio creò

il cielo e la terra " , con il nome di " Dio " noi intendiamo il Padre,

con il nome di " Principio " il Figlio, ch' è principio non del Padre, ma

anzitutto e soprattutto della creatura spirituale creata da Lui e per

conseguenza lo è anche di tutte le altre creature; quando invece la

Scrittura dice: " Lo Spirito di Dio si portava sulle acque ", noi

riconosciamo la menzione completa della Trinità. Ugualmente, nell' atto con

cui la creatura si volge a Dio e vien resa perfetta in modo che vengono

distinte le diverse specie degli esseri, ci vien fatta conoscere la medesima

Trinità e cioè da una parte il Verbo di Dio e Colui che genera il Verbo,

quando la Scrittura dice: " E Dio disse ", e dall' altra la santa Bontà - per

la quale a Dio piace qualunque essere gli piace d' aver reso perfetto nei

limiti della capacità della sua natura - quando la Scrittura dice: " Dio

vide ch' è una cosa buona ".

8. 3. Ma perché mai è menzionata prima la creatura ancora imperfetta e poi

lo Spirito di Dio? La Scrittura infatti prima disse: " La terra però era

invisibile e caotica e le tenebre erano sopra l' abisso ", e dopo soggiunse:

" e lo Spirito di Dio si portava al di sopra delle acque ". Forse perché

l' amore indigente e bisognoso [delle cose amate] ama in modo da rimanere

soggetto alle cose che ama, perciò quand' era menzionato lo Spirito di Dio,

nella cui persona si lascia intendere la sua santa bontà e amore, la

Scrittura dice che si portava al di sopra, perché non si pensasse che Dio

fosse portato ad amare le opere, che avrebbe fatto, per la necessità del

bisogno anziché per la sovrabbondanza della sua bontà? Memore di ciò

l' Apostolo, sul punto di parlare della carità, dice che mostrerà " una via

sovreminente ", e in un altro passo parla della " carità di Cristo ch' è

al di sopra d' ogni conoscenza". Dovendosi dunque indicare lo Spirito di

Dio col dire che si portava al di sopra, era più conveniente che prima fosse

presentato qualcosa solo appena avviato, al di sopra del quale si potesse

dire ch' Egli si librava non per la posizione ma per la sua potenza che

sorpassa e trascende ogni cosa.

QUINTA QUESTIONE: (che viene trattata per ultima). Davide l' eletto di Dio.

5. 1. Ora fermati un po' su ciò di cui ho differito la trattazione. Tu

chiedi: Perché il Signore, che conosceva perfettamente il futuro, ha detto:

" Ho scelto Davide uomo secondo il mio cuore ", pur avendo commesso

numerosi e gravi peccati?

5. 2. Se noi lo riferiamo allo stesso Davide, che fu re d' Israele dopo la

riprovazione e la morte di Saul, Dio, che conosceva il futuro, ha

previsto più esattamente in lui una tale pietà e una così sincera penitenza

da annoverarlo nel numero di coloro di cui egli dice: Beati coloro ai quali

sono rimesse le colpe e perdonati i peccati. Beato l' uomo a cui Dio non

imputa il peccato. Dio dunque, sapendo che egli avrebbe peccato e

avrebbe cancellato i suoi peccati mediante una pia umiltà e una sincera

penitenza, perché non avrebbe potuto dire: Ho trovato Davide uomo secondo il

mio cuore ? A quest' uomo, che compiva tante opere buone e viveva in così

grande pietà e con identica pietà offriva per i suoi peccati il sacrificio

di uno spirito contrito, non doveva forse non imputare il peccato? Per tutto

questo è detto con assoluta verità: Ho trovato Davide uomo secondo il mio

cuore. Certamente se non era secondo il cuore di Dio a motivo del peccato,

lo era senz' altro a motivo della riparazione dei suoi peccati mediante

un' appropriata penitenza. In lui non era dunque secondo il cuore di Dio solo

ciò che Dio non gli ha imputato. Quindi eliminato questo, ossia ciò che non

gli veniva imputato, che altro restava se non dire in tutta verità: Ho

trovato Davide uomo secondo il mio cuore?

Cristo chiamato Davide.

5. 3. Se noi però vogliamo intendere profeticamente questo detto in rapporto

a Cristo, non c' è alcun problema, a meno che non si voglia domandare come

Cristo abbia potuto essere rettamente chiamato con questo nome. Ma noi

risponderemo che era della stirpe di Davide, dal quale Cristo ha preso la

carne. Noi dimostriamo anche che questo nome di Cristo non è senza esempio.

Troviamo infatti chiarissimamente che Gesù Cristo è stato chiamato Davide

nel profeta Ezechiele, dove si leggono sulla bocca di Dio Padre le parole:

Susciterò per le mie pecore un pastore che le pascerà, Davide mio servo.

Egli le condurrà al pascolo e sarà il loro pastore. E io, il Signore, sarò

il loro Dio e Davide mio servo sarà principe in mezzo a loro; io, il

Signore, ho parlato. E in un altro passo dice: Un solo re regnerà su

tutti; non saranno più due popoli né più saranno divisi in due regni. Non si

contamineranno più con i loro idoli, con i loro abomini e le loro iniquità.

Io li libererò da tutti i luoghi in cui hanno peccato e li purificherò. E

saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. Il mio servo Davide sarà loro

re e ci sarà un solo pastore per tutti loro. Anche il profeta Osea,

preannunciando il tempo attuale dei Giudei e poi la loro fede in Cristo, ha

chiamato Cristo col nome di Davide, dicendo: Poiché per lunghi giorni

staranno gli Israeliti senza re e senza capo, senza sacrificio e senza

altare, senza sacerdozio, senza oracoli. Nessuno contesta che i Giudei

oggi siano così. Ma ciò che dice l' apostolo Paolo, parlando ai Gentili: Come

voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto

misericordia per la loro disobbedienza, così anch' essi ora sono diventati

disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché

anch' essi ottengano misericordia ; lo stesso profeta l' aveva detto molto

tempo prima, aggiungendo: Poi torneranno gli Israeliti e cercheranno il

Signore loro Dio, e Davide loro re e trepidi si volgeranno al Signore e ai

suoi beni, alla fine dei giorni. Anche qui col nome di Davide è

preannunziato Cristo; infatti Davide, re d' Israele, era già morto da tempo,

quando queste cose venivano profetizzate. Il Signore Gesù della sua stirpe

doveva invece ancora venire nella carne: ecco perché secondo il linguaggio

profetico era chiamato Davide. Anche l' apostolo Paolo sembra aver citato

questo testo negli Atti degli Apostoli in modo da poterlo riferire al re

Davide, successore di Saul. Dice tra l' altro: Poi essi chiesero un re, e Dio

diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quarant' anni.

E dopo averlo rimosso suscitò loro il re Davide, al quale rese questa

testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio

cuore; egli adempirà tutti i miei voleri. Ma poiché subito dopo aggiunge:

Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un

salvatore, Gesù, ha così indicato che questa testimonianza era da

riferire piuttosto al Signore Gesù, che ha compiuto totalmente i voleri di

Dio Padre in modo assai più perfetto del re Davide. Di questi, secondo la

spiegazione precedente, perdonati e non imputati i peccati, grazie anche a

quella sua pia penitenza, si può ben dire che è stato trovato secondo il

cuore di Dio. Ma come ha adempiuto tutti i voleri di Dio? Pur essendo stato

lodato smisuratamente, quando la Scrittura ha narrato i suoi tempi e le sue

gesta, viene tuttavia rimarcato che non ha distrutto le alture dove il

popolo di Dio sacrificava contro il comando di Dio, che aveva ordinato di

sacrificare solamente davanti al Tabernacolo dell' Alleanza, sebbene su

quelle alture si sacrificasse a Dio stesso. Più tardi il re Ezechia, che

discendeva dalla stessa stirpe di Davide, le soppresse con suo grande onore

e merito.

5. 4. Ho risposto, come ho potuto, alle tue domande. Se riguardo a queste

questioni hai trovato, o potrai trovare, qualcosa di meglio, ti saremmo

assai grati se ce le farai conoscere. Io infatti, come ti ho detto prima,

preferisco apprendere piuttosto che insegnare.

 

 

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