La meditazione della Passione
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S. Paolo della Croce incoraggiava tutti, religiosi, sacerdoti e laici, alla meditazione della Passione di Gesù, per portarli ad una grande santità. L’aspetto più originale e più forte del suo apostolato e di quello della sua congregazione era quello di meditare la passione di Gesù con la gente ed insegnare a tutti a meditarla personalmente.
Paolo infatti era convinto "che se gli uomini avessero pensato al gran beneficio della Redenzione, non avrebbero offeso Dio ed in conseguenza si sarebbero salvati, sembrando a lui impossibile pensare seriamente ai benefici del Signore e non amarlo".
La meditazione è vista dal fondatore come il mezzo più efficace per comprendere il mistero della croce di Cristo e della propria croce. Nel primo capitolo della regola lo afferma categoricamente: bisogna guidare le persone alla conversione e all’unione intima con Dio, meditando ed insegnando a meditare i misteri della vita, passione e morte di Gesù, "per esser mezzo efficacissimo per distruggere il vizio e condurre in poco tempo le anime ad una grande perfezione".
Meditare e insegnare a meditare Questo principio fondamentale dell’apporto pastorale proprio
della congregazione, viene sviluppato quando tratta del modo di adempiere il voto di promuovere
la grata memoria della passione di Gesù: coloro che sono abilitati alla predicazione "dovranno meditare ai popoli la Passione santissima di Gesù Cristo; daranno anche qualche breve istruzione
per meditarla, facendo un’efficace esortazione a questa santissima devozione". E ancora: "Nelle missioni ed altri esercizi, non solo diano le meditazioni della Passione di Cristo, ma procurino
anche d’insegnare con ogni semplicità possibile il modo di esercitarsi in essa, facendo vedere gl’inganni di coloro che dicono essere la m e d i t a z i o n e adatta solo ai religiosi ed ecclesiastici. Dio darà i modi più facili perché ogni sorta di persone s’eserciti in questa m e d i t a z i o n e , mezzo tanto potente, ed efficace per estirpare il peccato, ed avanzare le anime nella santità". Non si deve escludere nessuno da questo beneficio: "Alla povera gente di campagna, che non può fare lunghe meditazioni, insegneranno il modo di fare durante il giorno brevi affetti, come giaculatorie, verso Gesù appassionato, secondo le occasioni, suggerendo un metodo semplice, facile e devoto, animando a fare e patire tutto quello che fanno e patiscono per amore ed in memoria di quello che ha fatto e patito Gesù per nostro amore, facendo conoscere il merito e utilità grande che deriverà da un così santo e devoto esercizio, dando queste istruzioni con parole semplici, ma efficaci e affettuose per tutti i giorni della Missione".
Importanza e validità della meditazione Questo fa comprendere l’importanza che Paolo dava a
questa forma di ministero per la conversione, la perseveranza nel bene e per imprimere nel cuore dei fedeli la vera devozione alla passione di Gesù. Egli si premura di dare altri avvertimenti su questo tema anche ai confessori e ai catechisti: "Dovranno promuovere questa santa devozione anche dai confessionali, istruendo i penitenti secondo la loro capacità e condizione con modi facili e brevi, perché si diano con facilità a questo santo esercizio; dovranno animarli a farlo, assicurando che se non lasceranno la meditazione della Passione di Gesù Cristo, giungeranno in breve a grande perfezione secondo il loro stato".L’esperienza personale e quella dei suoi religiosi
confermava la validità di questo servizio apostolico. Paolo ricordava "ho toccato con mano che quelli che si davano veramente a questa meditazione, mutavano vita, o fossero banditi, o fossero persone di vita rilassata. Ho trovato, qualche tempo dopo, quelli ai quali avevo insinuato questa santa devozione, avendoli sentiti nella confessione, in alcuni non ho trovato neppure materia per dare l’assoluzione".
Il "carismatico della Croce" approfittava di ogni occasione che gli si offriva per incoraggiare gli uomini alla meditazione della passione di Cristo. Egli stesso era profondamente e interamente ripieno e preso dal mistero dell’amore di Dio che si manifesta nella Croce. Il suo sforzo era tutto intento nel portare gli uomini ad una grande santità. Egli vede nella meditazione della Passione del Signore la via più eccellente per giungervi. Cosi egli scrive a un devoto: "Ma sopra tutto prego il dolce Gesù che imprima nel suo cuore la continua, tenera e devota memoria della sua santissima Passione, che è il mezzo più efficace per essere santo nel suo stato. Per questo supplico il Signore che le conceda la grazia di non lasciar passare giorno senza meditare qualche mistero della santissima Passione per mezz’ora o almeno un quarto, poiché l’assicuro che così conserverà
l’anima sua monda da ogni peccato e ricca di virtù, tanto più se accompagnerà la meditazione con la devota frequenza dei Sacramenti e la lettura dei sacri libri" (L. IV, 140).
Così incoraggia una marchesa perché non lasci il "pio esercizio" dell’orazione: "Mi dice che non sa fare alcuna orazione che sopra la Santissima Vita, Passione, e Morte del Salvatore. Seguiti pure questa, con la benedizione del Signore, che in questa santissima scuola s’impara la vera sapienza: qui è dove hanno imparato i Santi" (L. I, 43).
Attualità delle meditazione della Passione L’immergersi nell’infinito amore di Dio, come appare
nella passione del Signore, rimane sempre il mezzo principale per raggiungere la più grande unione con Dio. In ogni grado del "cammino di santità", la meditazione della passione conserva la sua attualità e mai può dirsi "superata" e superflua. A Tommaso Fossi, padre di famiglia e uomo d’affari, desideroso di raccoglimento spirituale, consiglia: "Quando lei parla di orazione, insinui la meditazione della Passione Santissima di Gesù e l’imitazione delle sue sante virtù. Tale memoria della Passione di Gesù, con l’imitazione delle sue sante virtù, non si deve lasciare, anche se vi fosse il più alto dono d’orazione, anzi questa è la porta che conduce l’anima all’intima unione con Dio, al raccoglimento interiore e alla più sublime contemplazione" (L. I, 582).
Il Santo non perdeva occasione per raccomandare questa forma di orazione a tutte le persone, di qualsiasi stato di vita. Da molte lettere appare chiaro come esigesse anche dalle persone che vivevano in famiglia la meditazione della Passione di Cristo. Alla Signora Agata Frattini, che apparteneva ad una nobile famiglia di Roma, molto amica del Santo, scrive: "Il poverello che scrive brama che in codesta piissima casa vi resti ben radicata la devozione alla Passione e che non passi giorno che non se ne mediti un mistero almeno per un quarto e tal mistero lo portino tutto il giorno nell’interno oratorio del cuore" (L. IV, 135). Spesso raccomanda ai genitori di preparare anche i figli a questo "santo esercizio", ma aggiunge che avvenga "con parole semplici" e senza lungaggini, per non annoiarli. La meditazione della passione di Gesù sarà di grande utilità per tutti anche oggi; i frutti indicati da san Paolo della Croce per questo esercizio, possono essere ancora attuali ed efficaci. Siamo portati istintivamente a evitare il dolore e a uscire dal cammino della Croce; tuttavia, anche nell’era del benessere, dei grandi progressi della scienza della medicina, il dolore è sempre in agguato: la meditazione della passione di Gesù e dell’infinito amore di Dio per noi ci aiuta a superare le prove, a crescere nella fede, nella pazienza e nell’abbandono in Dio.
L’incontro con il Signore crocifisso ci sarà di aiuto anche per rendere più attuale e concreto il nostro amore verso Dio e verso il prossimo, per affinare il nostro sguardo sul dolore che esiste nel mondo, per diventare più sensibili e solidali con i "crocifissi" di oggi, con gli uomini che vivono al margine della società senza diritti e valori, vittime di tante ingiustizie; potremo così aiutare maggiormente i sofferenti a comprendere l’amore di Dio e accettare con fede e serenità la loro croce.
P. Alberto Pierangioli