Memoria il 21 ottobre |
SAN GASPARE DEL BUFALO |
Nato a Roma il 6 gennaio 1786, in una famiglia decaduta, da Antonio, cuoco presso il palazzo dei Principi Altieri, ed Annunziata Quartieroni, fin dai primi anni si fece notare per una vita dedita alla preghiera e alla penitenza e per segni non dubbi della chiamata alla vita religiosa. Era, alla età di sei anni, estatico ammiratore di San Francesco Saverio e "missionario" presso i compagni di giuoco, si meritò così il titolo di "piccolo San Luigi". Tentò anche di fuggire di casa per recarsi ad evangelizzare i pagani, sognando la gloria del martirio.
La sua vocazione al sacerdozio fu precoce, e non fece meraviglia che entrasse nel Collegio Romano che in quei tempi, data la soppressione della Compagnia di Gesú, era diretto dal clero secolare, vi compisse gli studi di Teologia, uscendone sacerdote. Completati gli studi ed indossato l' abito talare si diede subito ad organizzare opere di assistenza spirituale e materiale a favore dei bisognosi. Si deve a lui la rinascita dell' Opera di San Galla, della quale fu eletto direttore nel 1806. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1808, intensificò l' apostolato fra le classi popolari fondando il primo oratorio in S. Maria in Pincis e specializzandosi nella evangelizzazione dei "barozzari", carrettieri e contadini della campagna romana, che avevano i loro depositi di fieno nel Foro Romano, chiamato allora Campo Vaccino. "Andiamo a studiare le miserie dell' umanità", diceva il giovane Don Gaspare quando si accingeva a quelle opere.
Per la Chiesa, intanto, correvano tempi duri: nella notte dal 5 al 6 luglio 1809 Pio VII fu fatto prigioniero e deportato. A tutto il clero romano, fu richiesto di giurare fedeltà all' Imperatore, subì una dura persecuzione. Tra i più inflessibili vi fu Gaspare del Bufalo che il 13 giugno 1810 rifiutò questo giuramento di fedeltà e venne condannato all' esilio e poi al carcere, che sostenne con animo sereno per ben quattro anni.
Tornò a Roma quando vi rientrò il Papa, dopo la caduta di Napoleone, mise le sue forze e la sua vita al servizio del papa. Pio VII gli diede l' ordine di dedicarsi alle missioni popolari per la restaurazione religiosa e morale dell' Italia e Gaspare abbandonò la città, la famiglia ed ogni altro suo progetto per dedicarsi totalmente al ministero assegnatogli, al quale attese per tutto il resto della sua vita, con zelo instancabile. Si confermò predicatore di immenso seguito, instancabile organizzatore della rinascita cattolica, missionario in mezzo ai settari e ai miscredenti, e perfino in mezzo ai briganti laziali, che ebbero in lui un amico consolatore e benefico.
Quale mezzo efficacissimo per promuovere la conversione dei peccatori, per debellare lo spirito di empietà e di irreligione, scelse la devozione al Sangue Preziosissimo di Gesù e ne divenne ardentissimo apostolo. Si attuava così la predizione fatta dalla pia religiosa suor Agnese del Verbo Incarnato nel 1810, da lei confidata al suo direttore spirituale, Francesco Albertini, in seguito direttore di Gaspare e suo compagno di prigionia secondo cui, in tempi calamitosi per la Chiesa sarebbe sorto uno zelante sacerdote il quale avrebbe scosso i popoli dalla indifferenza mediante la devozione al Prezioso Sangue, del quale egli sarebbe stato la "tromba".
Nel 15 agosto 1815 Gaspare poté coronare un suo antico sogno, dando vita alla Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, e impartendo ai suoi missionari l' ordine di propagare ovunque la devozione per il rosso strumento della divina redenzione. Tra mille difficoltà, la Congregazione si affermò e si diffuse. Alla congregazione si iscrissero uomini di grande santità, come il ven. servo di Dio don Giovanni Merlini, Giovanni Mastai Ferretti, il futuro Pio IX, Biagio Valentini, Vincenzo Tani ed altri ancora, morti in concetto di santità. Presto, nel 1834, alla congregazione maschile si affiancò un ramo femminile, l' Istituto delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue, fondato dalla Beata Maria de Mattias.
L' apostolato di Gaspare fu segnato da fatiche e sofferenze non comuni, benedetto da Dio con frequenti manifestazioni soprannaturali, fu di enorme efficacia. Al suo passaggio fiorivano la fede e la pietà cristiana, cessavano gli odii e il malcostume, si verificavano strepitose conversioni. S. Vincenzo Strambi, che gli fu compagno in qualche missione, lo definí "terremoto spirituale"; le masse lo acclamavano "angelo di pace". Sostenne con straordinario coraggio la lotta accanita che gli mossero le società segrete, in particolare la massoneria. Ma nonostante le loro minacce e gli attentati alla sua stessa vita, non cessò mai di predicare apertamente contro tali sette, fucine di rabbioso laicismo ateo; convertì intere logge massoniche e non si stancò di mettere in guardia il popolo contro la loro propaganda satanica. Per questo era chiamato col titolo glorioso di "martello dei settari". L’ Infaticabile e irriducibile opera di riportare le anime a Dio, si arrestò il 28 dicembre 1837 quando Gaspare morì a Roma, in una stanza del palazzo Orsini sopra il Teatro di Marcello. S. Vincenzo Pallotti vide la sua anima salire al cielo in forma di stella luminosa e Gesù venirle incontro.
La fama della sua santità si diffuse subito anche fuori d' Italia specialmente in Francia, sia per la guarigione di Francesca De Maistre, figlia del governatore di Nizza e nipote di Giuseppe De Maistre, sia per opera di Gastone de Ségur, che lo fece conoscere con la parola e gli scritti e di Pietro Giuliano Edvmard, fondatore dei Sacerdoti e delle Ancelle del S.mo Sacramento, che esortava pressantemente ad invocare Gaspare quale apostolo della devozione al Sangue Preziosissimo di Gesù.
Fu beatificato da s. Pio X il 18 dicembre 1904 e canonizzato da Pio XII il 12 giugno 1954 in piazza S. Pietro. Il suo corpo riposa a Roma nella chiesa di S. Maria in Trivio. Giovanni XXIII, nel discorso tenuto in S. Pietro il 31 gennaio 1960 per la chiusura del sinodo romano, ha definito Gaspare: «Gloria tutta splendente del clero romano, che fu il vero e più grande apostolo della devozione al Preziosissimo Sangue di Gesù nel mondo».