Introduzione "… alcuni Magi giunsero dall' Oriente e domandavano: dov' è? ... entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua Madre; e prostrati lo adorarono". (Mt 2,11). Subito questi sublimi versi dell’Incarnazione ci riportano alla mente, al cuore, alla sfera sentimentale le luci colorate del natale, le canzoncine cantate dalle scolaresche prima delle vacanze, il presepe, spettacolo imbandito ogni anno con quel suo gusto sempre uguale e sempre diverso. E’ facile associare l’immagine di Gesù a quella della sua maturità , l’uomo carismatico che attira gli uomini giusti, predica nelle piazze e nelle sinagoghe, digiuna, prega, opera miracoli, vive nella realtà quotidiana. Raramente si ha l’immagine di Cristo come Dio che ha toccato l’umano nella fragile dimensione di un neonato, di un lattante, di un bambino. Ogni anno la celebrazione del Natale ci viene a ricordare questo denso mistero del Dio Infante, ma evidentemente l’immagine è talmente incomprensibile alla natura umana, che viene sopraffatta dalla devozione più che dalla meditazione e dalla contemplazione.
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Bisogna fermarsi un attimo a riflettere, soppesare bene e poi riprendere il cammino, venire da molto lontano, come quei magi della ricerca per trovare le vie e i segni misteriosi dell' Altissimo, per credere possibile e accettare e adorare, un Dio, che si è andato a nascondere nella debolezza e nella fragilità , nell' impotenza di parole e spiegazioni, nell' incapacità di sussistenza e di autonomia... in una sola parola un neonato. Eppure è lui il mistero iniziale e permanente della redenzione, cioè della salvezza dell' uomo e della storia.
Ma la tentazione di ' tornare a prima' , di cancellare il bambino, cioè di rifarci un Dio più su misura dei nostri desideri di grandezza e di onnipotenza, è sempre lì, che ci cova dentro, in un certo fastidio, di fronte a questo bambino... da adorare. E ci sembra un termine troppo sproporzionato (adorare!) per un batuffolo di carne - un qualsiasi piccolo di uomo - in braccio ad una ragazza madre.
Bisogna veramente fare una grande opera di umiltà per scrollarsi di dosso tutte le idee preconcette e mettersi a quella scuola di santità che ci è stata rivelata dalle scritture. I primi adoratori di Gesù furono coloro che lo avrebbero custodito sino alla sua fanciullezza e cioè Giuseppe e Maria sua madre. Poi vi sono i Magi, ed infine quelli che nella società ebraica facevano parte delle classi sociali meno ambienti cioè i pastori. Dopo di loro sono stati tanti i santi che hanno cercato di scrutare l’immensità di questo Mistero iniziale.
Cosi scrive san Leone Magno papa in un suo sermone di natale :"II Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l' impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l' assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Essi vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di questa opera ineffabile dell' amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi 1' umanità nella sua miseria! "
E sant’Ireno ci ricorda che "Il Figlio stesso di Dio scese ' in una mangiatoia simile a quella del peccato’ per condannare il peccato e, dopo averlo condanna ' escluderlo completamente dal genere umano. Chiamò l' uomo alla somiglianza con se stesso (e per questo) il Verbo di Dio pose la sua abitazione tra gli uomini ".
Tutto di questo Mistero iniziale ci parla di umiltà e sacrificio, e se Gesù stesso ci esorta con le parole "Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime."(Mt 11,29) la Sua Incarnazione e la sua vita sino all’adolescenza ci parlano con l’esempio. Gesù nacque povero e dovette sopportare numerosi disagi, dovette fuggire da Erode che voleva ucciderlo, dovette emigrare in un altro paese ed infine tornare da esso. Certamente non è facile adorare il Mistero di un bambino che è Dio, ci è più semplice immaginarlo adulto che possa agevolmente rispondere alle nostre esigenze, ma possiamo pregarlo affinché lo Spirito Santo, Luce della Verità , possa farci comprendere quest’immenso mistero e farcelo apprezzare come deve essere! Così come volle fare san Francesco che nella la notte di Natale del 1223 a Greccio, volle rappresentare un vero e proprio Mistero della Natività , prototipo del nostro presepe, con la partecipazione di tutta la popolazione del luogo. Possiamo concludere con un brano di suor Faustina Kowalska e pregare il Signore che ci conceda le stesse grazie che concesse a lei ed ad altrettanti santi.
" 2.II.1936. Fin da quando mi svegliai la mattina al suono della campanella, s' impadronì di me una tale sonnolenza che, non riuscendo a svegliarmi del tutto, ricorsi all' acqua fredda e dopo due minuti la sonnolenza se ne andò. Quando giunsi alla meditazione, mi si affollò nella mente tutto un groviglio di pensieri insensati che mi fecero combattere per tutto il tempo della meditazione. Lo stesso avvenne durante le preghiere, ma quando usci la santa Messa nella mia anima stranamente regnò la quiete e la gioia. Ad un tratto vidi la Vergine SS.ma col Bambino Gesù ed il Nonno Santo,che era dietro la Madonna. La Madre Santissima mi disse: « Eccoti il Tesoro più prezioso ». E mi diede il Bambino Gesù. Appena presi il Bambino fra le braccia, scomparvero la Madonna e San Giuseppe e rimasi sola col Bambino Gesù. Gli dissi: « Io so che Tu sei il mio Signore e Creatore, benché sia così piccolo ». Gesù allungò le Sue braccine e mi guardò sorridendo. Il mio spirito era colmo di una gioia incomparabile. Gesù scomparve all' improvviso e la santa Messa era giunta al momento di accostarsi alla santa Comunione. Andai subito assieme alle suore a prendere la santa Comunione con l' anima ripiena della Sua presenza. Dopo la santa Comunione sentii nel mio intimo queste parole: « Io sono nel tuo cuore quello Stesso che hai tenuto in braccio ». Suor Faustina Kowalska Diario Q. II v 608 e 609.